La giornata del 1° maggio è stata riconosciuta festività Nazionale in Italia agli inizi del ‘900 ma soppressa durante il fascismo, fu ripristinata nel 1945 alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Le origini della ricorrenza sono, però, americane e sono il risultato di azioni a favore del lavoratore, nello specifico dell’orario di lavoro, da parte dei Cavalieri del Lavoro, cosiddetti Knights of Labor e a seguito degli incidenti avvenuti a Chicago (Illinois), meglio noti come la “Rivolta di Haymarket” che si trasformò in tragedia ai danni dei lavoratori in sciopero e degli anarchici attivisti, fu fissata al primo maggio.
Questa data è stata stabilita per commemorare le vittime del lavoro, generate dalla lotta condotta per il miglioramento delle relative condizioni lavorative, per sensibilizzare alla situazione tristemente nota delle morti “bianche” che sono tutt’ora una realtà del mondo dell’occupazione e come momento di riflessione sulle tematiche legate al mondo del lavoro.
Infatti, sebbene le stime effettuate dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) nel 2010 registrano un decremento dei decessi (980 persone) sul lavoro pari al 6,9% rispetto al 2009, a cui si collega anche un andamento negativo degli infortuni, 775mila contro i 790mila dell’anno precedente (-1,9%), la problematica del lavoro nero non permette, però, di valutare il dato in maniera chiara.

Le polemiche degli ultimi giorni vedono l’amministrazione fiorentina in primo piano, per quanto riguarda le aperture straordinarie dei negozi del centro storico di Firenze.
Il sindaco Renzi e i sindacati dei lavoratori si trovano ad affrontare l’annosa problematica del lavoro durante le festività che riguarda, in senso stretto, i commercianti al dettaglio, i ristoratori e i commessi della grande distribuzione.
Tale contestazione invita alla riflessione sull’importanza e le differenze che passano tra il cittadino-consumatore e il cittadino-produttore che devono valere per ogni lavoratore dal tabaccaio al ferroviere, dall’impiegato della pubblica amministrazione al militare e così via.
Proprio a tal proposito, in base al principale strumento che riguarda il Sistema di Gestione della Sicurezza e della Salute sul Lavoro sarebbe opportuno sottolineare che la dignità e la libertà del lavoratore devono riguardare tutte le organizzazioni della comunità lavoratrice e non solo alcune.
Infatti, il 28 aprile si è celebrata la Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro 2011 organizzata dall’ILO (International Labour Organization), finalizzata all’implementazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza e della Salute sul Lavoro (SGSSL) a livello internazionale, nelle organizzazioni lavorative di tutto il mondo.
Tale sistema è stato progettato per essere assorbito in maniera graduale e per essere considerato uno strumento di miglioramento continuo, denominato anche Occupational and Safety Health (OSH) rivolto alle organizzazioni lavorative e ai lavoratori.
Notizie poco confortanti sono emerse a tal proposito dalla Regione Sicilia, nella quale negli ultimi 4 mesi si sono verificate 14 morti “bianche” e nonostante il Comitato di Coordinamento regionale sugli interventi sia stato costituito un anno fa all’interno dell’Assessorato alla Salute, proprio per fronteggiare tali rischi, in realtà non si sarebbe mai riunito, secondo le parole di Elvira Morana che fa parte della Segreteria Regionale della Cgil.
In questa importante giornata Juan Somavia, Direttore Generale dell’ILO, ha sottolineato come le stime riguardanti gli incidenti sul lavoro ogni anno si attestino sui 337 milioni, dei quali più di 2 milioni di morti a seguito degli traumi riportati o delle malattie generate dal contatto con sostanze nocive e pericolose. Egli ha ancora voluto ribadire quanto accaduto alla centrale nucleare di Fukushima in Giappone oppure ai minatori della miniera di Pike River nella Nuova Zelanda.
Molti infortuni, però, non vengono considerati e le famiglie che sopportano il dramma della perdita vengono dimenticate e abbandonate.

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