Alzheimer’s Association International Conference 2013 (AAIC 2013) ha dedicato una sessione agli obiettivi da raggiungere da qui al 2025, per capire, insieme ai rappresentanti delle organizzazioni di finanziamento, se si è sulla strada giusta per sconfiggere l’Alzheimer. Le linee di intervento sono: coordinamento nella pianificazione, nell’impiego delle risorse (evitando duplicazioni), nuove opportunità di collaborazione.

William Thies, Senior Scientist in Residence (al quale è stato assegnato Lifetime Achievement Award), annuncia, tra l’altro, la convocazione di un gruppo di esperti sulla demenza avanzata, allo scopo di esaminare le esigenze, spesso senza indirizzo, di chi è nelle ultime fasi della malattia. Sotto la gestione di Thies, Alzheimer’s Association ha raddoppiato i finanziamenti e la conferenza annuale è cresciuta al livello di più importante forum mondiale sulla ricerca nel campo della demenza (oggi Thies è a capo del Medical and Scientific Advisory Council, la direzione scientifica globale e di iniziative di ricerca di Alzheimer’s Association).

AAIC è davvero una banca dati delle ricerche della comunità scientifica (International Alzheimer’s Disease Research Portfolio, IADRP, database in partnership con National Institute on Aging, NIA), con numeri, qualità, e quantità delle notizie così impressionanti che al termine della maxiconferenza servirà ulteriore tempo per approfondirne i temi. L’edizione 2013 ha offerto oltre 500 presentazioni al giorno, relative a più di 20 settori di ricerca, con una particolare attenzione alla scienza “sociale”, di supporto sia ai malati che ai familiari, attraverso programmi che riducono stress del carico di assistenza (coloro che si prendono cura dei malati sono, secondo studi scientifici, a rischio, “per contagio emotivo”, di cadere in malattie, a cominciare da compromissione dell’attività neuroendocrina).

Robert Egge, Alzheimer’s Association, Vice President Public Policy and Advocacy, divisione con sede a Washington DC, che si occupa di pianificare le migliori politiche di ricerche e cure per i malati, osserva che “i baby boomers raggiungono l’età di rischio elevato, non abbiamo tempo per prevenzione e cure così come le abbiamo sempre impostate”. Accanto a lui, Neil S. Buckholtz, Director of Division of Neuroscience Office National Institute of Aging, e David Morgan, Director of Health Byrd Alzheimer Institute, Distinguished Professor of Molecular Pharmacology and Physiology, Director of Neuroscience Research, College of Medicine, University of South Florida.

Si punterà sulla sensibilizzazione pubblica, per accrescere la consapevolezza della malattia e far in modo che malati e caregivers sappiano a chi/dove rivolgersi. “L’enorme numero di casi non diagnosticati riflette la paura diffusa dell’Alzheimer e significa che più persone potrebbero beneficiare di sostegno e informazioni. La promozione di un invecchiamento sano è una priorità”, sottolinea Maria Carrillo, Alzheimer’s Association, Vice President Medical and Scientific Relations, che coordina una serie di iniziative: il network World Wide Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative (WW-ADNI, dati generati dagli studi di Neuroimaging di tutto il mondo), Biomarkers Consortium (sviluppo di biomarkers per diagnosticare la malattia), Alzheimer’s Association Quality Control Program for CSF Biomarkers (per migliorare l’analisi delle proteine nel liquido cerebrospinale, oltre a Neuroimaging indicatore diagnostico certo), International Society to Advance Alzheimer’s Research and Treatment (ISTAART).“

Carrillo è convinta della “necessità” di “una ricerca globale”, che prenda in esame i “fattori ambientali, culturali, oltrechè genetici, delle diverse popolazioni”; di un continuo scambio di conoscenze ed innovative risorse a livello mondiale, poiché “neanche un Paese, da solo, è in grado di bloccare o rallentare la malattia”. Da subito: anche per gli importanti studi in corso occorreranno nuovi metodi di analisi informatiche. In una parola: partnership. “Un esempio è la collaborazione con Society of Nuclear Medicine and Molecular Imaging per sviluppare adeguati criteri di diagnostica con PET del carico di amiloide nel cervello indicativo di AD”.

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