È quanto stabilito il 30 giugno scorso con una bozza di disegno di legge. Nel testo il riordino della spesa, la revisione dell’Isee, l’armonizzazione degli strumenti previdenziali, assistenziali e fiscali di sostegno, l’istituzione per l’indennità di accompagnamento di un fondo per l’indennità sussidiaria alla non-autosufficienza, la carta acquisti e le nuove competenze dell’Inps. Nessun accenno però ai Livelli essenziali di assistenza.
ROMA – Licenziata il 30 giugno scorso dal Consiglio dei Ministri la bozza di disegno di legge che delega il Governo in materia di riforma fiscale e assistenziale.

Tante le novità riportate dal sito Handylex.org, nessun accenno però ai Livelli essenziali di assistenza. Una la modalità: la legge delega stabilisce i confini entro il quale il Governo potrà poi legiferare con decreti legislativi. Indicativo il titolo: riqualificazione e riordino della spesa sociale. Tra gli criteri direttivi, invece: la revisione dell’Isee, l’armonizzazione degli strumenti previdenziali, assistenziali e fiscali di sostegno, l’istituzione per l’indennità di accompagnamento di un fondo per l’indennità sussidiaria alla non-autosufficienza, la carta acquisti e le nuove competenze dell’Inps. Un quadro di interventi, non ancora depositato agli atti della Camera, che deve essere però discusso e approvato prima dai due rami del Parlamento, poi promulgato dal Presidente della Repubblica e successivamente pubblicato in Gazzetta. Solo allora il Governo, sentite le Camere per pareri non vincolanti, ma anche la Conferenza Stato Regioni e le parti sociali, può legiferare con decreti legislativi. Il Governo ha tempo due anni per l’emanazione dei decreti.
Quali le novità nello specifico. Riqualificazione e il riordino della spesa sociale è il titolo della riforma. In merito a questo, si legge che il Governo nei suoi decreti legislativi deve lavorare “alla riqualificazione e integrazione delle prestazioni socio assistenziali in favore dei soggetti autenticamente bisognosi, al trasferimento ai livelli di governo più prossimi ai cittadini delle funzioni compatibili con i principi di efficacia e adeguatezza, alla promozione dell’offerta sussidiaria di servizi da parte delle famiglie e delle organizzazioni con finalità sociali”. Principi generali che vanno nella direzione di coinvolgere il no profit in un’ottica di sussidiarietà degli interventi e i Comuni in alcune funzioni specifiche.
Ecco allora, concordemente al titolo, la seria di criteri direttivi da seguire per l’avvio degli interventi. In primis, la revisione dell’Isee (l’indicatore di situazione economica equivalente) e il riordino dei criteri che sono alla base dei requisiti reddituali e patrimoniali per l’accesso alle prestazioni sociali e socio-assistenziali. Ma anche l’armonizzazione dei “diversi strumenti previdenziali, assistenziali e fiscali di sostegno alle condizioni di bisogno”. Lo scopo in questo caso è evitare sovrapposizioni di intervento: “favorire una adeguata responsabilizzazione sull’utilizzo e sul controllo delle risorse da parte dei livelli di governo coinvolti anche, ove possibile e opportuno, con meccanismi inerenti al federalismo fiscale”.
In secondo luogo, sempre in tema di criteri direttivi, si segnala l'”istituzione per l’indennità di accompagnamento di un fondo per l’indennità sussidiaria alla non-autosufficienza”, ma la formula non precisa se sarà a d integrazione dell’accompagno o meno. Quello che si sa, invece, è che il fondo sarà ripartito tra le Regioni “in base a standard afferenti alla popolazione residente e al tasso di invecchiamento della stessa, nonché a fattori ambientali specifici” e che l’indennità sussidiaria alla non autosufficienza deve anche favorire l’integrazione socio-sanitaria e la libertà dell’utente, ma anche diffondere l’assistenza domiciliare e finanziare prioritariamente gli interventi sussidiari messi in atto da no-profit, volontariato, cooperazione sociale.
Gli ultimi due criteri riguardano poi la carta acquisti, ovvero un sistema trasferito ai Comuni e volto a “integrare le risorse pubbliche con la diffusa raccolta di erogazioni e benefici a carattere liberale, di affidare alle organizzazioni non profittevoli la gestione della carta acquisti attraverso le proprie reti relazionali”, e le nuove competenze in capo all’Inps che diventa ente erogatore delle prestazioni assistenziali quando assumono il carattere di contributo monetario diretto, in coordinamento con Regioni ed Enti locali. A ciò si aggiunga la scheda per utente digitalizzata, ovvero il compito di promuovere e organizzare il “fascicolo elettronico della persona e della famiglia attraverso la realizzazione di un’anagrafe generale delle posizioni assistenziali, condivisa tra le amministrazioni centrali dello Stato, gli enti pubblici di previdenza e assistenza, le Regioni e gli Enti Locali, al fine di monitorare lo stato di bisogno e il complesso delle prestazioni di tutte le amministrazioni pubbliche”.

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