L’articolo 18 fu introdotto nel 1970 nell’ambito dello Statuto dei lavoratori e garantisce ai dipendenti delle imprese con più di 15 dipendenti il reintegro al lavoro nel caso di licenziamenti senza giusta causa.
A seguito del cambiamento dello stesso citato articolo, per tutti i lavoratori sarà possibile essere licenziati per motivi economici. Qualora il giudice dovesse ritenere il provvedimento dell’azienda, illegittimo il lavoratore NON potrà essere reintegrato in azienda ma riceverà un indennizzo di 15-27 mensilità tenendo conto dell’ultima retribuzione. Sarà possibile anche il licenziamento per ragioni disciplinari.In caso di provvedimento illegittimo il giudice potrà decidere o il reintegro del lavoratore o un’indennità fino a 27 mensilità in base all’anzianità.

In caso di licenziamenti discriminatori resta il diritto al reintegro al lavoro che, precedentemente, era esteso anche alle aziende con meno di 15 dipendenti mentre, a seguito delle riforma, quest’ultime sono escluse da taluno diritto.
La trattativa per la modifica dell´articolo 18 arriva alle battute finali. Il premier Mario Monti l’ha fatto capire chiaramente: c´è tempo fino a giovedì 22 per discutere, dopo di che il governo andrà avanti, anche se non dovesse esserci l´unanime consenso delle parti sociali. Un´eventualità tutt´altro che remota vista la contrarietà espressa dalla Cgil, già pronta a chiamare i lavoratori alla mobilitazione.
La proposta del governo prevede innanzitutto il reintegro solo in caso di licenziamenti discriminatori. Andiamo nel dettaglio:
Per i licenziamenti di carattere disciplinare la parola sarebbe invece affidata al giudice, che avrebbe la facoltà di decidere tra reintegro e indennizzo.
Sul fronte dei contratti è prevista la promozione dell´apprendistato a contratto prevalente per l´ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. I contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per più di 36 mesi. Sui contratti a tempo determinato graverà un aumento dei contributi dell´1,4% a carico delle imprese che andrà a finanziare un nuovo sistema di ammortizzatori sociali.
L´ammortizzatore destinato a sostituire nella maggior parte dei casi la cassa integrazione, ribattezzato Aspi, ossia l´assicurazione per l´impiego sostituirebbe l´assegno di disoccupazione, avrebbe la durata di un anno per i lavoratori fino a 54 anni per un massimo di 1.119 euro. Per i lavoratori oltre i 54 anni la durata prevista è di 18 mesi.
La proposta del governo tocca anche il lavoro femminile. Saranno, infatti, vietate le dimissioni in bianco e saranno sperimentati i congedi di paternità obbligatori.

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